giovedì 7 giugno 2012

Pedagogia della liberazione

Propongo un passaggio tratto dal libro di Freire, Pedagogia degli oppressi:


Per gli oppressori umanizzare è sovvertire, non capiscono che è un "essere di più". Avere di più, con esclusività, non sembra loro un privilegio disumanizzante e inautentico per loro stessi e per gli altri, ma un diritto intoccabile. Diritto che <<hanno conquistato con il loro sforzo, con il loro coraggio di rischiare>>...Se gli altri, "questi invidiosi"...non possiedono, è perché sono incapaci e pigri, e a ciò si aggiunga l'ingratitudine ingiustificabile verso i "gesti generosi". Così gli oppressi, perché sono "ingrati e invidiosi", sono visti sempre come nemici potenziali, da tenere d'occhio e da vigilare. Non potrebbe non essere così. Se l'umanizzazione degli oppressi è sovversione, la loro libertà anche lo è. Di qui la necessità di un controllo permanente. E quanto più gli oppressi vengono controllati, tanto più sono trasformati in "cose", in qualcosa di simile a essere inanimati.



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