mercoledì 2 maggio 2012

La doppia memoria di Chicago


Vi sono dei luoghi che hanno una straordinaria potenza simbolica, che significano qualcosa, divengono uno spazio affettivo in relazione alle esperienze di ciascuno di noi. Sono i luoghi di una  memoria potenzialmente condivisa. Così, ad esempio, le Fosse Ardeatine, non sono ricordate per essere una dismessa cava di piroclastite ma perché i nazisti vi uccisero, a sangue freddo, 335 persone per rappresaglia contro l’attentato di Via Rasella a Roma; le foibe del Carso interessano poco i geologi e moltissimo gli storici;  a Marcinelle, nel 1956, trovarono la morte di 262 minatori. L’elenco potrebbe continuare ad libitum. Se si guarda l’icona del mio profilo si comprende perché Barcellona, Guernica e Badajoz mi sono particolarmente care.
Continuando in questo gioco delle associazioni libere sono arrivato a Chicago, e gli ho attribuito un significato duplice.

I martiri di Chicago

Il primo maggio 1886 i sindacati organizzarono a Chicago uno sciopero per rivendicare la giornata lavorativa di otto ore. Le condizioni di lavoro in città erano miserabili, con molti operai impegnati nelle loro mansioni dalle dieci alle dodici ore giornaliere, spesso sei giorni alla settimana e a volte in condizioni pericolose. Il 3 maggio gli scioperanti si incontrarono di fronte alla fabbrica di mietitrici McCormick e vennero attaccati senza preavviso dalla polizia. L’attacco provocò due morti e numerosi feriti. Alcuni anarchici distribuirono dei volantini che invitavano gli operai ad un presidio ad Haymarket Square per protestare contro il comportamento della polizia. Il presidio iniziò pacificamente il pomeriggio del 4 maggio, con l'anarchico  August Spies che parla alla folla da un carro al lato della strada. Improvvisamente la polizia ordinò alla folla di disperdersi, cominciando a marciare in formazione verso il carro degli oratori. Fu a quel punto che un piccolo ordigno esplose vicino alla prima linea della polizia uccidendo un poliziotto, Mathias J. Degan. A quel punto la polizia aprì il fuoco sulla folla, ferendo dozzine di persone e uccidendone undici, fra cui sette agenti, molto probabilmente colpiti dal fuoco amico.
Otto persone collegate direttamente o indirettamente con la protesta furono accusati della morte di Degan: August Spies, Albert Parsons, Adolph  Fischer,   George Engel, Louis Lingg, Michael Schwab, Samuel Fielden  e Oscar Neebe. Il processo, presieduto da Joseph Gary, si concluse con condanna a morte per sette di loro e a 15 anni di reclusione per Neebe.
Il caso può essere citato come un esempio di malagiustizia americana. Spies, Parsons, Fischer, Engel, Lingg, Schwab,  Fielden e Neebe sono ricordati ancora come i Martiri di Chicago.

Chicago boys

Con l’espressione Scuola di Chicago si fa riferimento alla scuola economica neoliberista e alle teorie di Milton Friedman, sotto la cui egida si formò, attorno al 1970, il gruppo di economisti cileni noti col nome di Chicago Boys. Assunti al ministero dell’economia presieduto da José Piñera sotto il regime di Pinochet, diedero il loro  efficace contributo, da tecnici diremmo oggi, a sbarrare la via al socialismo che aveva imboccato il Cile di Allende.
Grazie alle politiche neoliberiste, taglio della spesa pubblica e privatizzazioni, unite ad una brutale repressione del movimento sindacale, l’economia conobbe un significativo momento di recupero, al punto che alcuni economisti si sentirono autorizzati a parlare di miracolo economico cileno.
Pinochet è morto senza aver pagato per le sue nefandezze. Le 2.279 vittime accertate dalla commissione Rettig illustrano bene uno dei paradossi del liberismo: la libertà economica, che postula liberalizzazioni, privatizzazioni e riduzione al minimo dell’intervento pubblico, richiede, per contro, uno stato illiberale che reprima il malcontento dei ceti subalterni, elimini il dissenso e sopprima il movimento sindacale.

Nessun commento:

Posta un commento

In memoria del professor Todini

     Ho visto il video senza l'audio e mi sono abbandonato ad un commento vigliacco e banale: il dato positivo della faccenda - ho de...