Sin da bambino sono stato tormentato da un atroce dubbio teologico: sapevo che il Paradiso era un luogo di gaudio infinito, di cosa esattamente si godesse e in che forma non è mai stato chiaro. Non riuscivo a comprendere per quale ragione si procrastinava il più possibile il momento del trapasso che avrebbe consentito l'inizio della felicità senza fine. Neppure comprendevo perché la morte era motivo di tanto pianto; la si sarebbe dovuta attendere con gioia e desiderare, invece si lasciava questa misera esistenza terrena tra urla e disperazione.
sabato 10 ottobre 2015
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