domenica 25 agosto 2013

L'antipolitica che rende



Nel post precedente ho pubblicato questo spezzone di una puntata di Agorà Estate


Possiamo fare tre ordini di considerazioni:

1) A fronte di un compassato Cofferati, Facco appare nervoso, quasi impaziente di dirne quattro all'ex sindacalista. Atteggiamento comprensibile in un esordiente che non vede l'ora di sfruttare al meglio i suoi cinque minuti di notorietà. Leonardo Facco, tuttavia, non è un esordiente: giornalista, scrittore e attivista politico dovrebbe essere avvezzo a partecipare ai pubblici dibattiti. Scopre subito le sue carte sfoderando senza diplomazia il suo credo libertario. Potrebbe avere ragione ma espone i suoi argomenti in maniera scomposta e rabbiosa, rendendosi indisponente e vanificando la poca credibilità che i suoi argomenti possono vantare. 

2) Ammettiamo che l'attività svolta da Cofferati, impiegato alla Pirelli, dirigente sindacale, sindaco di Bologna ed europarlamentare, non rientri nella nozione di lavoro accolta da Facco. L'argumentum ad personam è un pessimo stratagemma retorico: se anche Cofferati fosse un nullafacente, un parassita, un soggetto socialmente pericoloso dal quale è giusto difendersi, ciò non sarebbe sufficiente a confutare le sue affermazioni in materia di politica fiscale o investimenti pubblici.

3) Leonardo Facco è stato giornalista de La Padania; in seguito si è allontanato dalla Lega denunciandone la deriva partitocratica, rimanendo però visceralmente e integralmente leghista; cura un blog per il Giornale( anche se mi risulta che non sia stato aggiornato di recente); è   tra i fondatori del Movimento Libertario di cui è instancabile animatore. In rete sono disponibili i suoi interventi su svariati argomenti  che non lasciano alcun dubbio sulla sua appartenenza politica.

Per quale ragione Facco, uomo politicamente impegnato, avverte l'insopprimibile necessità di gettare fango su un uomo dalla condotta inappuntabile come Cofferati? Per quale ragione si accredita come campione dell'antipolitica?

La risposta che azzardo è straordinariamente scontata.
Perché l'antipolitica funziona. La critica alla casta, ai "politici", alla burocrazia e alle tasse che strozzano le imprese, ai servizi pubblici inefficienti e costosi è una moneta spendibile sul mercato politico. 
Cofferati naturalmente è il bersaglio ideale per questo genere di polemiche.  È
stato al vertice del più importante sindacato italiano dal 1994 al 2002. Se pensiamo che la CGIL, nel corso del ventennio berlusconiano, è stata l'unica organizzazione in grado di mobilitare in maniera quasi compatta il mondo del lavoro, possiamo comprendere le ragioni di tanto livore.

Infine, proviamo a chiederci di quali categorie sociali Facco si erge a portavoce. Anche la risposta a questa domanda, se si dispone di correttezza intellettuale e buon senso, sarà di una spiazzante chiarezza.  













1 commento:

  1. A me non sembrano assolutamente chiare, invece.
    Dunque, Facco, come riporti sarebbe "politicamente impegnato", perché ha svolto attività giornalistica in un giornale di partito, per poi allontanarsene, quando ha visto quel partito abbracciare idee che lui non condivideva ( segno di autonomia di giudizio, direi).
    Ha curato un blog in un altro quotidiano.
    Questo quotidiano può avere una linea che non ti piace, ma ciò non dovrebbe in nessun modo influenzare il tuo giudizio su Facco, che dovresti giudicare sulla base di ciò che afferma e fa, non sulla base di argumentum ad personam, appunto. E' tra i fondatori del Movimento libertario, ovvero di un movimento perfettamente coerente con le sue affermazioni pubbliche.
    Nel frattempo è anche un editore.
    Mi sembra il curriculum di una persona dotata di autonomia di giudizio politico, e che ha sempre lavorato. A meno che tu non ritenga che l'impegno politico sia encomiabile solo se avviene con la militanza in una parte politica specifica.
    D'altro canto, gli rimproveri un carattere ed un atteggiamento sanguigno di fronte a Cofferati.
    Potrei dirti che quell'atteggiamento è quello di una persona infastidita dall'algida compostezza di un funzionario di partito che partecipa a un dibattito con la consapevolezza di avere il coltello dalla parte del manico, con intervistatori zerbino che non osano infastidirlo con domande scomode, perché consapevoli che quella persona rappresenta un potere, il potere di un sindacato che, tradendo in pieno la sua funzione di tutela del mondo del lavoro, si è trasformato in una lobby politica, il cui unico scopo è quello di portare avanti un'agenda politica per mezzo di strumenti di ricatto sociale.
    E il rimprovero fatto a Cofferati è esattamente quello di essere una persona che non appena ha potuto è fuoriuscita dal mondo del lavoro per costruirsi una carriera da apparatcik, di uomo d'apparato. E si può capire perfettamente quale categoria non rappresenti Cofferati: il proletariato.

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