giovedì 20 dicembre 2012

Dieci consigli per Giannino


Oscar Giannino sarà il candidato premier del movimento da lui fondato. I dieci punti in cui si articola la proposta fermadeclinista meritano qualche approfondimento.  I punti 1, 2, 3, 4 e 5 ( riduzione del debito, della spesa pubblica e della pressione fiscale, liberalizzazioni, sostegno al reddito che non passi attraverso la tutela del posto fisso) delineano con sufficiente chiarezza la visione politica complessiva di Giannino e dei suoi sostenitori: competitività, concorrenza, meritocrazia, più mercato meno stato, meno tasse e quindi meno servizi pubblici (ma questo ovviamente non può essere detto a voce alta).
Il punto 6 può essere accettato, ma è formulato con una vaghezza eccessiva, tale che nessuno potrebbe affermare il contrario: di una legge organica sui conflitti d'interesse c'è effettivo bisogno; la verificabilità dei redditi dei funzionari pubblici e di chi ricopre cariche elettive è una battaglia giusta; l'allontanamento dei corrotti dalla gestione della cosa pubblica è una questione etica sulla quale si dovrebbe convenire in maniera scontata e trasversale.
Il funzionamento della giustizia di cui al punto 7 non passa attraverso la riforma dell'ordinamento giudiziario. Ben più utile risulterebbe lo sfoltimento dei carichi pendenti, che si può ottenere attraverso un drastico decurtamento delle fattispecie criminose nel settore penale e incentivando le procedure di conciliazione in ambito civile. Cosa significhi gestione professionale dei tribunali non è dato sapere. Sappiamo però che in Italia si accede alla magistratura a seguito di un difficilissimo concorso: tre scritti e una decina di orali che coprono tutto lo scibile giuridico e tengono i candidati impegnati per due anni. E sappiamo anche che i magistrati rispondono alla legge del loro operato e che sulla loro condotta disciplinare vigila il CSM. Il costituente ha predisposto agli  articoli 101 - 110 un sistema di garanzie che sottrae la magistratura all'interferenza impropria di poteri ad essa esterni.  Sono quindi comprensibili i dubbi circa la possibilità che gli avanzamenti di carriera possano essere determinati da non meglio specificati criteri meritocratici. 
Il punto 8 propone il superamento del dualismo occupazionale e l'introduzione di una effettiva mobilità meritocratica in ogni settore dell'economia e della società. Superamento del dualismo occupazionale significa, tradotto dal paludato lessico accademico in parole più semplici, generalizzazione della precarietà, cioè eliminazione delle tutele per i lavoratori che hanno fino a questo momento il lavoro fisso.
Di meritocrazia si parla anche al punto 9: la concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo. Evidentemente quello della concorrenza è un chiodo fisso di Giannino.  Bizzarra l'idea di attivare la lunga e complessa procedura prevista dall' articolo 138 per costituzionalizzarne il principio.
Il punto 10  è relativo al federalismo: un federalismo che assicuri ampia autonomia sia di spesa che di entrata agli enti locali rilevanti ma che, al tempo stesso, punisca in modo severo gli amministratori di quegli enti che non mantengono il pareggio di bilancio rendendoli responsabili, di fronte ai propri elettori, delle scelte compiute. Si vorrebbe imporre agli amministratori tagli ulteriori ai servizi erogati dagli enti locali, come se quelli praticati fino ad  ora non fossero sufficienti.

In un paese normale non ci sarebbe bisogno di Giannino, che si fa coerente interprete di un programma di destra, di una destra appena presentabile, senza ulteriori aggettivi. Dichiara apertamente i suoi intenti. Non dice nulla di nuovo né nulla di nuovo si propone di fare. 

In un paese normale la sinistra ha la funzione di contrapporre alla competitività la solidarietà, di riproporre un modello sociale solidale e di smascherare apertamente le politiche liberiste. Se proprio si deve accettare senza riserve il modo di produzione capitalistico che sia almeno temperato da una politica economica dai forti connotati socialdemocratici: più stato e meno mercato, più tasse sui profitti e sulle rendite, più servizi pubblici, lotta all'evasione fiscale, politiche occupazionali con riduzione delle tipologie contrattuali, scuola e sanità totalmente gratuite.

Anche la sinistra può avere il dono della sintesi programmatica.

Ci consoliamo sapendo di non essere una paese normale. Non c'è tanto spazio per Giannino che dovrà contendersi l'elettorato di destra con un Berlusconi in difficoltà ma che vanta sperimentate capacità di recupero e con un centro sedotto dalla continuità con il governo Monti. 
La concorrenza, almeno in questo caso, è garantita.

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