domenica 4 novembre 2012

Barbaria italiana



Dal film Uomini contro di Francesco Rosi (1970), liberamente tratto da Un anno sull'Altipiano di Emilio Lussu.



Durante un furioso bombardamento i soldati, presi dal panico, contravvengono ad un'ordine ed escono dal rifugio. 
Gli ufficiali del comando, interpretando in maniera particolarmente rigorosa il codice militare, decretano la decimazione.
Francesco Rosi fu denunciato per vilipendio all'esercito e il film, che nulla concede alla facile retorica patriottarda e alla mielosa leggenda del Piave, fu esplicitamente osteggiato dai vertici delle forze armate.
Eppure la pellicola è persino banale nel contenuto: soldati, in gran parte contadini meridionali spesso analfabeti, mandati a morire per una ragione che loro non comprendevano; le trincee fangose; le razioni supplementari di acquavite somministrate alla truppa prima dell'attacco; l'ottusità degli alti comandi, così ben impersonata dal ridicolo e tronfio generale Leone. La verità storica sulla Grande Guerra era già stata scritta: un conflitto totalmente inutile, al termine del quale l'Italia vide avanzare i propri confini di qualche chilometro, costato settecento mila morti. Per cui il film di Rosi non aggiungeva nulla, tantopiù che quarant'anni fa era ancora viva la memoria degli eventi. Ciò che destava maggiori preoccupazioni invece era il rischio che una verità storica confinata nelle aule universitarie, o al più affidata ai ricordi dei reduci, diventasse senso comune, base per una consapevolezza comune.
A Nule, all'ingresso del cimitero, si trova il monumento ad un ragazzo ventenne morto sul Carso,  vittima, recita l'epigrafe, della barbaria austriaca. A colpirmi non è stata tanto l'evidente sgrammaticatura ma l'analogia che ho voluto vedervi con la vicenda di Paul Bäumer in Niente di nuovo sul fronte occidentale.
A quasi cento anni dalla conclusione della Grande Guerra la memoria collettiva dell'inutile massacro è consegnata ai monumenti ai caduti che si trovano anche nei più sperduti paesi. I morti sono elencati con un ordine rigoroso, ufficiali, sottufficiali, graduati di truppa e soldati semplici: uguali di fronte all'Onnipotente, i trapassati continuano a marcare le differenze nei confronti della posterità.







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